mercoledì 25 aprile 2012

Live Chat con John Stephens

Ieri sera si è svolta una Live Chat con John Stephens (per informazioni leggere il post sotto) e naturalmente ho partecipato anche io.
Mi è sembrato carino tradurre le parti salienti e riportarle qui (c'erano molte persone che facevano domande ma penso sia più comprensibile usare per tutti il nome fan)
JOHN: Sto entrando solo ora su questo forum quindi in modo un po' lento sto caricando una foto, che non è una grande perdita, credetemi, ma sono veramente io. E' una bella giornata nel sud della California e non vedo l'ora di rispondere alle vostre domande. Gli scrittori passano molto tempo nelle stanze con se stessi ed è meraviglioso essere in grado di interagire con gli effettivi lettori, anche elettronicamente.
FAN: Bella foto, John!
JOHN: Grazie mille. Mi è difficile credere che è passato un anno da quando il primo libro è stato pubblicato... e non sembra che sia passato un giorno in più, incredibile.
FAN: Vedo che hai una pagina Facebook e un account Twitter... interagisci spesso online con i fan?
JOHN: Non così tanto come vorrei. Sono ancora un neofita di Twitter. Ma orma mi piace rispondere alle loro domande. Trovo però che il gruppo di lettori ai quali questi libri sono mirati (9-13) non siano molto esperti di Twitter come i lettori adolescenti. 
FAN: Quali sono le domande più frequenti che ti pongono?
JOHN: Un delle domande più frequenti è: "Cosa succederà nel prossimo libro?", domanda alla quale rispondo solitamente in modo obliquo. Altre domande che ricevo sono: "Come sei diventato uno scrittore?", "Da dove prendi le tue idee?", "Quando hai capito di voler diventare uno scrittore?", "Dove trovi i tuoi personaggi?" e molte altre.
FAN: Tu sai già cosa succederà nei vari libri? Mi sono sempre chiesto se gli autori conoscano come va tutto o se le loro idee si sviluppano con la scrittura dei vari libri.
JOHN: Sono felice di rispondere a queste domande perché il mio cammino come scrittore è stato lungo decenni  e ho avuto tempo per imparare molto. Per esempio come quando ero più giovane e pensavo che i libri si formassero nella mia testa, dall'inizio alla fine eppure, durante tutti questi anni, sono stato uno scrittore e non mi è mai successo. Trovo sempre una piccola scheggia o una grande roccia che causa una valanga ed essendo lo scrittore occorre trovare un aggancio all'idea chiave. Per esempio nell'Atlante di Smeraldo ho scritto di un fratello e due sorelle e poi, dopo aver scritto un centinaio di pagine mi sono detto "Hmm, ho due sorelle e una di loro si chiama Kate. che strano..."
FAN: Quando hai "incontrato" il Dr. Pym, uno dei miei personaggi preferiti?
JOHN: Di solito, quando scrivo di un personaggio, aspetto che siano loro a rivelarsi attraverso un'azione o un dialogo e improvvisamente capisco chi sono e posso usare questo avvenimento come un punto di riferimento. Ho "incontrato" il Dr. Pym nella prima pagina. Sapevo solo che volevo che fosse un mago, ma poi me lo sono letteralmente trovato sulla pagina. "Pesare con le dita..."
FAN: So che sei stato scrittore di serie televisive...
JOHN: Sì, sono stato scrittore di serie televisive per un decennio. Ho iniziato con Una mamma per amica per quattro anni poi ho lavorato a The OC e infine a Gossip Girl. Scrivere serie televisive mi ha preparato, sotto molti punti di vista, a diventare uno scrittore di romanzi. Mi ha insegnato a strutturare una storia, creare personaggi, scrivere dialoghi e... scrivere ogni giorno.
FAN: E' più facile scrivere serie TV o romanzi?
JOHN: Hmm, è più facile scrivere serie TV o romanzi? Beh, se uno script non è esattamente perfetto, si può sempre pensare: "Beh, forse gli autori saranno bravi" oppure "Metteremo un po' di musica". Ma in un libro, quando finisci una scena, deve andare come deve andare. Per non dire che quando si lavora a uno show televisivo si ha uno staff di sei o più persone che ti aiutano a creare la storia, mentre quando si scrive un libro si è soli, con una stanza e con un veramente insufficiente cervello. Ma si è molto più soddisfatti quando si finisce un libro. Ci si sente come se si avesse portato a termine qualcosa di veramente importante che prima non esisteva.
FAN: Quante volte, durante la scrittura, ti è capitato di avere il blocco della scrittura? 
JOHN: Devo dire che io sono uno di quegli scrittori che (toccando ferro) non credono veramente nel blocco dello scrittore. Credo solo che scrivo bozze veramente cattive. Ma ci sono alcuni mesi durante i quali spero di non essere investito da una macchina e che, di conseguenza, qualcuno legga le scorie che ho scritto negli ultimi mesi. Quindi penso che il "blocco dello scrittore" è solo l'ansia di sapere che un libro o una storia non funziona. 
FAN: Perché l'Atlante di "Smeraldo"?
JOHN: Come ho fatto a scegliere il colore dell'Atlante di smeraldo. E' iniziato dal fatto di volere un colore diverso per ogni romanzo e poi perché ho pensato che il rosso fosse troppo aggressivo. Poi ho pensato che gran parte del primo libro si svolge in montagna e nelle foreste... e che è stato ispirato dal tempo che ho trascorso ai monti Adirondack, molto rigogliosi e verdi... quindi verdi è stato...
FAN: Eri un grande lettore di fantasy quando eri giovane?
JOHN: Ero un grande lettore di fantasy quando ero giovane. Lo Hobbit era il mio libro preferito. Per me era molto umano. Mi è piaciuto che Bilbo non era un eroe normale, ma più preoccupato. Ero anche un grande fan delle Cronache di Narnia.
FAN: Pensi che i tuoi libri siano un omaggio alle radici tradizionali della fantasia dei bambini o che la rendano moderna?
JOHN: Direi entrambe le cose. Ho messo delle caratteristiche tradizionali (orfani, un mago, una strega, un mondo magico) e quindi ho cercato di dire: "Come posso modificare la tradizione? Cosa posso aggiungere ad essa? E quindi ho deciso di dare ai ragazzi più "vita interiore" di quello che avevano ricevuto in altri libri precedenti. Come, ad esempio, nella Cronache di Narnia non è come "entrare" veramente in Lucy, Peter o Edmund. Non sembrano dei bambini veri. Quindi ho cercato di mettere dei fratelli veri in un'avventura come a Narnia o in Tolkien.
DEN: Ritornerai in Italia?
JOHN: Spero di ritornare in Italia, forse alla fiera del libro di Mantova.
DEN: Il prossimo mese c'è la fiera del libro di Torino...
JOHN: Den, sì, ci sono andato l'anno scorso. E' stato meraviglioso. Ho alloggiato in un hotel nella vecchia fabbrica della Fiat.
Vorrei ringraziare tutti voi per esservi connessi e per le domande. E' meraviglioso interagire realmente con i lettori. Spero che vi godiate tutti il secondo libro e che potremmo parlare ancora tra qualche mese.
Arrivederci! 

Nessun commento:

Posta un commento